Oscar
(venerdì 13 gennaio 2012)
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Gioia
Ho Capito!!!!!!!
L’annuncio era stato fatto un mese fa in pompa magna. Mario Monti aveva promesso una straordinaria trasparenza sui redditi e i patrimoni del suo governo prima di spiegare come aveva tosato redditi e patrimoni di tutti gli italiani. Una trasparenza «secondo le migliori pratiche europee», aveva detto. Ma da allora è buio fondo. Nessuno ha ancora visto un dato. Quando qualcuno ha provato a fargli notare che mentre le tasse correvano, lo stato patrimoniale del suo esecutivo continuava a restare misterioso, Monti ha aggrottato le ciglia: «Ma non sono ancora passati i tre mesi previsti». Intimoriti dalla perentorietà della risposta, i giornalisti hanno rinfoderato penne, taccuini e microfoni e non hanno chiesto più nulla. Bevendosi la panzana del premier come fosse acqua fresca. Perché quei tre mesi di tempo per dare pubblicità ai propri patrimoni al governo non li aveva prescritti proprio alcun medico. L’unico riferimento è a una legge, quella del 5 luglio 1982, che da 30 anni obbliga i membri del governo a depositare al massimo entro tre mesi (ma si può benissimo fare in una settimana) le proprie dichiarazioni dei redditi, quelle dei coniugi consenzienti, la lista dei propri incarichi e l’elenco di tutti i beni mobili e immobili posseduti. Insomma, l’annuncio era un bluff: nonostante la panna montata che accompagnava la sua dichiarazione di un mese fa, Monti alla fine avrà dunque la stessa trasparenza che hanno avuto Bettino Craxi, Ciriaco De Mita, Giulio Andreotti, Giuliano Amato, Silvio Berlusconi, Massimo D’Alema, Romano Prodi, Lamberto Dini e tutti i capi di governo di questi 30 anni.
Siccome premier, ministri e vice devono avere qualche timidezza di troppo o qualche resistenza a fare vedere i propri patrimoni, Libero prova dare loro una mano. Compiendo oggi una parte dell’operazione trasparenza che il governo dei tecnici aveva promesso, senza mantenere nulla. Una parte sola, perché non tutti i dati sono rintracciabili da un giornalista. Ma un’idea di questo governo e qualche sorpresa c’è. Una su tutte: il governo tecnico ha investito i propri risparmi nel mattone. Tutti con la sola eccezione di un ministro e un sottosegretario hanno almeno una casa. Molti ne hanno ben di più. Tutti insieme posseggono 292 fabbricati (che vuole dire case, uffici, magazzini, negozi, box auto, casali) e 158 terreni (pascoli, vigneti, frutteti, uliveti, terreni edificabili etc…). Il loro valore è difficile da stabilire. L’unico riferimento sicuro è quello della rendita catastale: 266.801,50 euro. Il valore catastale calcolabile per pagare la nuova Imu è di 44 milioni e 514 mila euro. Quello di mercato è sicuramente molto superiore.
Proprio Monti è uno dei migliori investitori nel mattone. Possiede 23 fabbricati con la moglie Elsa e talvolta insieme alla sorella Claudia. A Varese ne ha 17, a Milano 6. Parte li ha acquistati lui con la moglie. Per un po’ di anni ha tenuto gli immobili in una società, la Mirte 7 sas. Nel 2002 l’ha messa in liquidazione e si è ripreso gli immobili. All’epoca spiegò alla commissione europea di ricavare circa 77 mila euro di affitto da alcune case a Milano e Varese. Non si sa però quali. Parte del cospicuo patrimonio immobiliare gli veniva dalla famiglia di origine. Le case a Varese erano state di proprietà della mamma, Lavinia Capra, una piacentina scomparsa nel 1983. Le ultime le ha lasciate a Mario e alla sorella il papà scomparso qualche anno dopo. Si chiamava Giovanni Battista Monti ed era nato a Lujan in Argentina, dove i nonni di super Mario erano emigrati anni prima trovando lavoro nella provincia di Buenos Aires. Se l’elenco degli immobili è attuale, l’ultimo reddito di Monti è quello uscito nel 2008 dai computer della Agenzia delle Entrate: 367.993 euro lui, 19.196 euro la moglie Elsa.
La vera sorpresa di questo governo viene però da un sottosegretario, Guido Improta. A lui risultano intestati al catasto ben 96 fabbricati e 61 terreni. Hanno una rendita di 54.830 euro all’anno e un valore catastale superiore ai 9 milioni di euro. Di Improta si sapeva solo che proveniva dalle relazioni istituzionali della vecchia e della nuova Alitalia. Meno strombazzata la sua presenza a palazzo Chigi sotto il governo di Romano Prodi: faceva asse all’epoca con Carlo Malinconico e con Filippo Patroni Griffi, costituendo un trio che si è ritrovato poi chez Monti. Improta ha due fabbricati a Roma, altri due a Monte Argentario, insieme a 9 terreni. Tutto il resto (92 fabbricati e 52 terreni) è a Napoli. Parte ricevuta in eredità, altra condivisa con altre famiglie, molti immobili intestati solo a lui. Un record. Milionario il patrimonio immobiliare di Antonio Catricalà, attuale sottosegretario a palazzo Chigi e prima presidente dell’Antitrust. La sua ultima dichiarazione dei redditi era di 591.596 euro. I fabbricati a lui intestati sono 5: 3 a Roma, uno a Castiglione della Pescaia, uno a Catanzaro. I terreni sono 5, tutti ad Argusto, in provincia di Catanzaro, dove è natia la famiglia originaria del sottosegretario.
Milionario anche il ministro Enzo Moavero Milanesi, cui risultano intestati 8 fabbricati: due a Monte Argentario, due a Cavenago D’Adda in provincia di Lodi e quattro a Roma in una delle vie più esclusive dei Parioli e nel quartiere Flaminio. Un’altra vera e propria sorpresa è la simpaticissima ministra dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. Il suo ultimo stipendio non è milionario: 275.314 euro. Ma i mattoni a lei intestati o co-intestati hanno un valore catastale superiore ai 3 milioni di euro. In tutto 12 fabbricati e 11 terreni dalle Alpi alla Sicilia. Proprietà a Milano, a Palazzolo Acreide e a Roma. Spesso co-intestate al marito Sebastiano Peluso.
È senza casa un altro milionario come Piero Gnudi, ex presidente dell’Enel e attuale ministro del Turismo. La sua ultima dichiarazione dei redditi era di tutto rispetto: 1.646.471 euro. Case di proprietà no. Però sono co-intestati a lui alcuni terreni a Maserà di Padova. Poca passione per il mattone anche per un giramondo come Staffan De Mistura, sottosegretario agli Esteri: per lui solo una magione da buen retiro a Tessennano in provincia di Viterbo. Ha casa invece a Livorno il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola (che pure è di Torre Annunziata), insieme alla moglie Costantina. Una sola casa. ma di quelle che ne vale la pena, per il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli: ha 14 vani ed è naturalmente a Roma. Un po’ più grande (14 vani e mezzo) quella di cui è proprietaria Marta Dassù, altro sottosegretario agli Esteri, a Impruneta, nel fiorentino. Case che sono la metà di quella posseduta da Giulio Terzi di Sant’Agata a Brembate di sopra, nel bergamasco: 26,5 vani. Spostandosi a est si trova a Mirano, nel veneziano, il piccolo investimento immobiliare (5 fabbricati) di Corrado Clini, ministro dell’Ambiente.
Milionario nel governo è naturalmente Corrado Passera: ultimo suo stipendio è stato da 3,8 milioni di euro. Nel mattone ha poco intestato di persona: 2 fabbricati e tre terreni. Ma il grosso, quasi sempre nel comasco, è posseduto insieme alla famiglia di origine che controlla due immobiliari e alcuni alberghi.
Anche Paolo Peluffo ha buone proprietà: un po’ le ha ereditate dalla famiglia a Savona e a Limone Piemonte, qualcosa si è comprato lui a Roma e Procida. In tutto fanno 8 fabbricati e due terreni, sia pure di non grandissimo valore. Altri due che non hanno badato a spese sono Mario Ciaccia (828.815 euro il suo ultimo reddito noto) e Dino Piero Giarda. Ciaccia ha investito fra Roma e Formia. Giarda fra Lecco, Milano e il vercellese. Salvatore Mazzamuto, sottosegretario alla Giustizia è uno dei milionari meno noti: ha investito nella sua Palermo, nel Reatino e a Roma: 14 i fabbricati di proprietà. Milionario pure l’altro sottosegretario Andrea Zoppini, che ha investito nel mattone a Roma e nel maceratese (5 fabbricati). Quel ministero è il più ricco di tutti: Paola Severino risultò la donna che dichiarò di più in Italia con 6,6 milioni di euro. Il mattone la interessa fino a un certo punto: 8 i fabbricati posseduti direttamente fra Roma e Cortina di Ampezzo. Preferisce invece la più vicina Valle D’Aosta un’altra ministra, Elsa Fornero: ha casa a Courmayeur divisa come quella di Torino con il marito Mario Deaglio. Il resto viene dalla famiglia di origine a San Carlo Canavese. Solo negli ultimi anni però la Fornero avrebbe potuto spendere qualcosa in più grazie al San Paolo. Prima non si facevano certo grandi cose con i libri e lo stipendio da professoressa universitaria: 129.030 euro il suo reddito dichiarato nel 2005.
di Franco Bechis
ADESSO HO CAPITO PERCHE' AUMENTARE L'IVA E NON FARE UNA PATRIMONIALE.